Segnalo lo Schema di Decreto applicativo dell’art. 35 dello “sblocca-Italia”, ove vengono artificiosamente (ed in modo inaccettabile) calcolate e tabellate le necessità di nuovi inceneritori. Iniziamo a strutturare la nostra controffensiva ed articolare i nostri ragionamenti. Ci sono amplissime argomentazioni avverse al modo in cui lo schema di decreto è stato predisposto. Facciamone buon uso.
Lo schema può essere reperito ad es. al seguente link: http://www.liberatiumbria.it/wp-content/uploads/2015/08/3423-incenerimento-rifiuti-documento-e-riunione-9-9-15.pdf
Riporto una prima valutazione.
Lo schema di decreto è costruito in modo da valutare le “necessità di ulteriore capacità di incenerimento” nelle diverse aree.
Un documento irricevibile:
- presuppone che il rifiuto urbano residuo (RUR) debba comunque passare attraverso sistemi di trattamento termico (incenerimento ed affini). E’ non c’è niente, niente, NIENTE che attesti un tale obbligo nelle Direttive UE, citate a sproposito e capziosamente in diverse parti del Documento, quasi a giustificare che una tale strategia scellerata sia imposta dalle strategie comunitarie. Non è così, e sfido Ministro e tecnici a confrontarsi su questo assunto scellerato.
- nel merito tecnico, tanti passaggi di calcolo sono assolutamente errati, artificiosamente errati, ed al solo scopo strumentale di massimizzare le necessità di ulteriore incenerimento. ad esempio:
– si assume il conseguimento del 65% di RD (e non un decimo di percentuale di più, come se tale livello fosse insuperabile, l’orlo del burrone e non la porta per ulteriori scenari virtuosi, basati su RD porta a porta e tariffazione puntuale!) – non si tiene conto di quei Piani Regionali che già da tempo prevedono comunque obiettivi di RD superiori, ed in certi casi (es. Veneto) marcatamente superiori: le Regioni verranno costrette a rivederli al ribasso?
– si assume una produzione del 65% di CSS dagli impianti di pretrattamento (dato artificiosamente al rialzo, rispetto alla realtà degli stessi impianti di preparazione CDR/CSS che noi combattiamo)
– non si prevedono assolutamente scenari operativi alternativi, come gli impianti a freddo con recupero di materia, che non solo sono praticabili e praticati, ma si stanno diffondendo nelle programmazioni locali in molte parti d’Italia
Ma soprattutto, non si prendono neanche in minima considerazione gli scenari incrementali di recupero materia attualmente in discussione a livello UE, nel corso del dibattito sulla “Economia Circolare”, e che con ogni probabilità porteranno ad un aumento degli obiettivi di recupero materia (70% rispetto all’attuale 50%, assunto dallo Schema di Decreto). Orbene, qualcuno ci dovrà spiegare come la cosa potrà coesistere con una situazione ad infrastrutturazione “pesante” mediante impianti che richiedono alimentazione con flussi di RUR garantiti per 20-30 anni.
Nessun Ministro, e nessun Paese UE, era mai arrivato ad individuare un obbligo di incenerimento del RUR. Galletti, evidentemente mal consigliato, si è spinto a tanto.