Fanno più danni certe discoteche o certi decreti del Ministero dell’Ambiente?

Questa volta attingo ad osservazioni di Oscar Brunasso di RifiutiZeroTorino, presente a Genova alla Tavola Rotonda su Piano AMIU.

Nelle premesse lo schema di decreto attuativo legge 133/2014 detta “SBLOCCA ITALIA” non rispetta

  • il Regolamento 850/04/CE, riguardante gli inquinanti organici persistenti (diossine, PCDD,PCDF, IPA, HCB, PCB) su rifiuti e inceneritori;
  • la Direttiva 98/2008/CE, che vieta l’incenerimento dei rifiuti (seppure con recupero di energia) tra le scelte prioritarie nella pianificazione della gestione dei rifiuti;
  • il Reg. 850/04 (art. 6 par. III), perché non subordina la l’autorizzazione per nuovi impianti inceneritori, o per modifiche significative di impianti esistenti, all’esame prioritario di tecniche alternative che evitano la formazione di sostanze chimiche elencate nell’allegato III del citato regolamento; pertanto gli impianti citati nelle tabelle A, B, C non possono costituire infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale finché il Consiglio dei Ministri non dimostri che le tecniche di trattamento alternative abbiano maggiori impatti sull’ambiente e sulla salute dei cittadini; si ricorda che anche gli inceneritori hanno necessità di discariche per le ceneri e scaricano in atmosfera grandi quantità di gas climalteranti oltre agli inquinanti.
  • le normative UE e quanto prescritto dal decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare il 7-10-2013 in merito alla produzione dei rifiuti, in quanto la valutazione della necessità impiantistica fotografa la situazione al 2013 escludendo riduzioni nella produzione di rifiuti e continua a correlare la produzione rifiuti con gli indicatori socio-economici.

In ogni punto lo schema di decreto attuativo conferma l’incapacità regolatrice e di indirizzo nella gestione rifiuti del governo nazionale e delle regioni, che si limitano a prese d’atto esponendoci a infrazioni comunitarie: alla condizione E non prevede la saturazione degli impianti TMB esistenti o incrementi nella qualità della RD; alla condizione G si rifà alle tecnologie TMB risalenti al 2007 finalizzate a produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario) e FOS (Frazione Organica Secca) almeno del 65% invece di considerare la gerarchia europea dei rifiuti che prevede prioritariamente il recupero di materia.

  • Ricordiamo che a Torino esiste un monopolio; IREN possiede sia AMIAT (raccolta rifiuti), che TRM (smaltimento con inceneritore), agisce quindi in pieno conflitto di interessi: migliorare la RD applicando porta a porta e tariffa puntuale o massimizzare i ricavi dell’inceneritore?

Per la Liguria lo schema prevede un fabbisogno di incenerimento per 257.520 t/a (all II pag 27), anche se propone un inceneritore da sole 150.000 t/a (tab C pag 9). Ricordiamo che già ora AMIU di Genova smaltisce presso inceneritori di IREN (Torino e Piacenza) indebitandosi e spianando la strada a ciò che è avvenuto a Torino.

  • Mi fermo qui… dobbiamo trovare un modo per fermare questo scempio che ci toglie materie prime seconde e ci vende ai monopoli delle finanziarie o alle multi-utility.
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