Gli occhiali di Doria per capire AMIU e Genova

 

IL MATRIMONIO AMIU-IREN: un mare di falsità dalla Giunta Doria

Comunicato stampa 22-4-17 

 

1) La chiusura di Scarpino ha provocato un extra-costo di 28 milioni €/a per trasporto e smaltimento fuori regione: FALSO

 

28 milioni di euro è l’attuale costo di smaltimento fuori regione, pari a 140 € per ognuna delle 200.000 tonnellate trattate, a fronte di un costo medio di 60 €/t del “normale” conferimento a Scarpino prima della chiusura. Pertanto il costo aggiuntivo è 16 milioni di euro/anno, circa il 10% della attuale TARI. Tale costo graverà sulla TARI per almeno 4 anni, necessari per autorizzazioni e realizzazione degli impianti previsti dal Piano Metropolitano

 

 

 

2) I costi per la bonifica di Scarpino e per conferire organico in impianti di compostaggio fuori regione dovranno gravare sulla TARI: FALSO

 

La chiusura di Scarpino (discarica per 200.000 t/a di rifiuti indifferenziati) e dell’impianto di compost in Val Varenna (9.000 t/a di organico) fu causata da gravi eventi meteorologici. Il Comune avrebbe dovuto chiedere un risarcimento danni, da usare per contenere il percolato di Scarpino e per trasferire in altro sito più sicuro l’impianto di compostaggio, che avrebbe potuto trattare tutto l’organico raccolto nei quartieri genovesi (120.000 abitanti) con raccolta porta a porta. I costi devono essere ripagati da fiscalità nazionale

 

 

 

3) Solo la realizzazione dei nuovi impianti di trattamento ridurrà gli extra-costi: FALSO

 

Gli extra-costi si possono ridurre in modo significativo e più rapidamente con politiche di 

 

incentivi per diminuire alla fonte la produzione di rifiuti (che azzerano i costi di trasporto e smaltimento) e con i ricavi derivanti dalla vendita dei materiali differenziati, in media 39€/t (dati AMIU).

 

In emergenza discarica si doveva subito dare priorità a queste scelte con una politica di incentivi simile a quella già adottata per promuovere il compostaggio domestico: sconti sulla TARI a fronte di autocertificazioni di pratiche documentabili (recupero di alimenti in scadenza, uso di pannolini lavabili, abolizione stoviglie “usa e getta”, offerta di acqua del rubinetto e bevande alla spina nella ristorazione…).

 

Una riduzione del 10% dei rifiuti ci farebbe risparmiare 3 milioni €/a.

 

Un raddoppio dell’attuale raccolta differenziata (da 33% al 66%) darebbe ricavi di circa 8 milioni €/a. L’effetto combinato (11 milioni) coprirebbe in gran parte gli extra-costi.

 

 

 

4) La raccolta differenziata non può superare il 57% nelle città (Milano 54%, Brescia 57%, Torino 43%): FALSO

 

Con il metodo Porta a Porta, adottato in 2 quartieri genovesi (Quarto Alto, Colle degli Ometti, circa 2.000 famiglie) la RD ha raggiunto rapidamente l’84%. E altre 60.000 famiglie sono in attesa del porta a porta, in base al progetto CONAI, bloccato quando IREN è entrata in pista.

 

Le città citate con RD inferiori al 65%, sono quelle dotate di inceneritori, la cui alimentazione disincentiva politiche di riduzione e RD spinta. Nelle città dove si è scelto il Porta a Porta (Trento, Treviso, Perugia, Olbia) si è sempre superato il 65%. Significativo l’80% a Parma nonostante inceneritore, grazie a virtuosa volontà politica della Giunta.

 

       

 

5) Il contratto di servizio con AMIU scade nel 2020 e senza IREN si deve andare a gara:

 

FALSO: il Consiglio di Stato chiarisce con sentenza che i Comuni sono liberi di conferire il servizio in house senza gara. Scelta fatta a Forli, dove 15 comuni sui 30 della provincia, hanno deciso di non rinnovare il contratto di servizio a Hera, una delle 4 maggiori multi-utility, e di gestire i rifiuti in house. 

 

Il Comune di Genova può deliberare di rinnovare il contratto con AMIU per almeno12 anni.

 

In questo modo AMIU può accedere a finanziamenti per realizzare gli impianti e, con i ricavi derivanti dalla vendita di biometano, compost, metalli, carta e cartone, polimeri potrà estinguere il debito.

 

 

 

 

 

 

 

 

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