Incontro coi candidati Sindaco a Genova

Sabato 27 maggio al Palazzo Ducale di Genova si è svolto l’incontro pubblico organizzato dal coordinamento ligure GCR coi candidati Sindaco alle prossime elezioni dell’11 giugno al comune di Genova.

I 7 candidati erano stati invitati per esprimersi sulla traccia di programma indicata dal coordinamento GCR. Qui un ampio resoconto con video degli interventi.

http://www.fivedabliu.it/2017/05/31/rifiuti-zero-le-proposte-del-gcr-ai-candidati-sindaco/

L’UNIONE FA LA FORZA

Sabato 22 aprile MANIFESTAZIONE E CONFERENZA STAMPA

a Palazzo Tursi – GENOVA

http://www.fivedabliu.it/2017/04/24/lunione-fa-la-forza/

 

 

PER UNA GESTIONE VIRTUOSA PUBBLICA DI AMIU e quindi

 

CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DI AMIU e ACAM, quindi

 

CONTRO LA TERZA DELIBERA DI AGGREGAZIONE CON IREN

 

Coordinamento ligure Gestione corretta rifiuti

 

Comitato genovese Acqua Bene Comune

 

Coordinamento ligure Acqua Pubblica

 

Comitato spezia Acqua Bene Comune

 

ULA Unione lavoratori AMIU

 

ORSA e CUB trasporti di AMT

 

Rifiuti Zero Piemonte

 

Comitato provinciale Acqua pubblica Torino

 

Forum nazionale movimenti per l’Acqua

 

Zero Waste Italy

 

Gli occhiali di Doria per capire AMIU e Genova

 

IL MATRIMONIO AMIU-IREN: un mare di falsità dalla Giunta Doria

Comunicato stampa 22-4-17 

 

1) La chiusura di Scarpino ha provocato un extra-costo di 28 milioni €/a per trasporto e smaltimento fuori regione: FALSO

 

28 milioni di euro è l’attuale costo di smaltimento fuori regione, pari a 140 € per ognuna delle 200.000 tonnellate trattate, a fronte di un costo medio di 60 €/t del “normale” conferimento a Scarpino prima della chiusura. Pertanto il costo aggiuntivo è 16 milioni di euro/anno, circa il 10% della attuale TARI. Tale costo graverà sulla TARI per almeno 4 anni, necessari per autorizzazioni e realizzazione degli impianti previsti dal Piano Metropolitano

 

 

 

2) I costi per la bonifica di Scarpino e per conferire organico in impianti di compostaggio fuori regione dovranno gravare sulla TARI: FALSO

 

La chiusura di Scarpino (discarica per 200.000 t/a di rifiuti indifferenziati) e dell’impianto di compost in Val Varenna (9.000 t/a di organico) fu causata da gravi eventi meteorologici. Il Comune avrebbe dovuto chiedere un risarcimento danni, da usare per contenere il percolato di Scarpino e per trasferire in altro sito più sicuro l’impianto di compostaggio, che avrebbe potuto trattare tutto l’organico raccolto nei quartieri genovesi (120.000 abitanti) con raccolta porta a porta. I costi devono essere ripagati da fiscalità nazionale

 

 

 

3) Solo la realizzazione dei nuovi impianti di trattamento ridurrà gli extra-costi: FALSO

 

Gli extra-costi si possono ridurre in modo significativo e più rapidamente con politiche di 

 

incentivi per diminuire alla fonte la produzione di rifiuti (che azzerano i costi di trasporto e smaltimento) e con i ricavi derivanti dalla vendita dei materiali differenziati, in media 39€/t (dati AMIU).

 

In emergenza discarica si doveva subito dare priorità a queste scelte con una politica di incentivi simile a quella già adottata per promuovere il compostaggio domestico: sconti sulla TARI a fronte di autocertificazioni di pratiche documentabili (recupero di alimenti in scadenza, uso di pannolini lavabili, abolizione stoviglie “usa e getta”, offerta di acqua del rubinetto e bevande alla spina nella ristorazione…).

 

Una riduzione del 10% dei rifiuti ci farebbe risparmiare 3 milioni €/a.

 

Un raddoppio dell’attuale raccolta differenziata (da 33% al 66%) darebbe ricavi di circa 8 milioni €/a. L’effetto combinato (11 milioni) coprirebbe in gran parte gli extra-costi.

 

 

 

4) La raccolta differenziata non può superare il 57% nelle città (Milano 54%, Brescia 57%, Torino 43%): FALSO

 

Con il metodo Porta a Porta, adottato in 2 quartieri genovesi (Quarto Alto, Colle degli Ometti, circa 2.000 famiglie) la RD ha raggiunto rapidamente l’84%. E altre 60.000 famiglie sono in attesa del porta a porta, in base al progetto CONAI, bloccato quando IREN è entrata in pista.

 

Le città citate con RD inferiori al 65%, sono quelle dotate di inceneritori, la cui alimentazione disincentiva politiche di riduzione e RD spinta. Nelle città dove si è scelto il Porta a Porta (Trento, Treviso, Perugia, Olbia) si è sempre superato il 65%. Significativo l’80% a Parma nonostante inceneritore, grazie a virtuosa volontà politica della Giunta.

 

       

 

5) Il contratto di servizio con AMIU scade nel 2020 e senza IREN si deve andare a gara:

 

FALSO: il Consiglio di Stato chiarisce con sentenza che i Comuni sono liberi di conferire il servizio in house senza gara. Scelta fatta a Forli, dove 15 comuni sui 30 della provincia, hanno deciso di non rinnovare il contratto di servizio a Hera, una delle 4 maggiori multi-utility, e di gestire i rifiuti in house. 

 

Il Comune di Genova può deliberare di rinnovare il contratto con AMIU per almeno12 anni.

 

In questo modo AMIU può accedere a finanziamenti per realizzare gli impianti e, con i ricavi derivanti dalla vendita di biometano, compost, metalli, carta e cartone, polimeri potrà estinguere il debito.

 

 

 

 

 

 

 

 

AMIU NON E’ DISONORATA, non serve matrimonio con IREN

 

Così sosteniamo, perché, insieme ad altre realtà, siamo contrari all’ingresso di IREN nella gestione dei rifiuti a Genova. Non condividiamo le nere previsioni di vari giornali dopo la bocciatura in consiglio della aggregazione il 7-2-17 ed il ritiro della nuova proposta di giunta il 31-3-17, che riteniamo invece un possibile punto di ripartenza. Siamo indifferenti, anzi dispiaciuti dei vari giochi di potere, noi continuiamo a pensare che si deve agire in base ad una logica trasparente ed a valori in cui si crede.

 

Noi crediamo nella strategia verso rifiuti zero, già realizzata con traguardi importanti in varie città in Italia e in Europa; sappiamo poi che Amiu è un’azienda sana, nonostante enormi errori in passato e ripetuti tentativi di affossamento, che da tempo ha bisogno di dotarsi di impianti per realizzare il proprio piano industriale 2014 all’interno del Piano metropolitano dei rifiuti.

 

Gli scarti dei genovesi (carta e cartone, plastica, organico, apparecchi elettrici e cellulari, …) hanno un elevato valore commerciale se vengono raccolti separatamente e poi riciclati.

 

Inoltre il primo e più urgente interesse dei genovesi è ridurre alla fonte la produzione di scarti con scelte intelligenti del Comune: ma l’interesse di Iren, di continuare ad avere molti rifiuti irrecuperabili per i propri “termovalorizzatori” a Torino e Parma, è in grave contrasto con l’obiettivo di economia circolare indicato dalla Commissione europea.

 

Quindi non sarebbe saggio regalare la nostra ricchezza a chi, come IREN, sa solo fare, come spa multi-utility, facili affari, anche contro i comuni suoi azionisti: recupera energia dai rifiuti con spese a carico di famiglie ed aziende, distribuisce utili scandalosamente elevati, trascura manutenzione reti idriche, accumula debiti. Una azienda si può considerare pubblica quando agisce nell’interesse del territorio e dei cittadini, non quando il suo capitale è posseduto in parte da Comuni che incassano dividendi.

 

La crisi di AMIU non nasce oggi, ma da mancate scelte del passato.

 

E oggi ci sono alternative all’ingresso di Iren; nello stesso piano industriale AMIU 2014 si indicavano altre strade: reperimento per la messa in sicurezza di Scarpino di altre fonti di finanziamento quali i fondi europei, come scritto nell’accordo sindacale del 29-7-16, o fondi ministeriali o ancora Cassa Depositi e Prestiti, per evitare di addebitare nella TARI i costi di una bonifica. Questa strada non è stata poi seguita, neppure in seguito a ripetute richieste in consiglio comunale di analisi di alternative finanziarie, come non è mai stata chiesta l’emergenza ambientale e idrogeologica per risanare Scarpino. Forse per giustificare l’aggregazione con IREN?

 

Se poi, visti i costi di messa in sicurezza di Scarpino, le banche non concedono ulteriori crediti ad AMIU per i nuovi impianti (circa 70 milioni € secondo il piano metropolitano, che comunque Iren non avrebbe finanziato), allora perchè escludere un’altra strada: fare 3 bandi riservati a società di impiantistica industriale per la realizzazione di singoli impianti di: 1) selezione e recupero materia seconda 2) bio-digestione con recupero metano e successivo compostaggio 3) compostaggio? Si chiede di costruire gli impianti con recupero dell’investimento in 15 anni, con eventuale condizione di assumere manodopera e tecnici AMIU. Gli impianti producono utili, non sono solo un costo!

 

Per questo abbiamo proposto al Consiglio Comunale la sospensione della delibera e l’istituzione di un tavolo tecnico per elaborare un progetto condiviso. Ora cercheremo insieme a lavoratori AMIU, cittadini e gruppi di difesa ambientale contrari all’ipotesi di privatizzazione, di costruire un’alternativa possibile: sappiamo che vincere è più impegnativo che perdere.

 

 Coordinamento ligure Gestione Corretta Rifiuti

 

Alternative concrete a privatizzazione di AMIU

 

Giovedì 23 marzo presso il Palazzo Ducale di Genova si è tenuto il convegno indetto dal Coordinamento ligure Gestione Corretta Rifiuti (GCR). All’incontro erano presenti quattro aziende locali di impiantistica industriale del settore trattamento rifiuti (bio-digestione della frazione organica, recupero di metano dal biogas, compostaggio, trattamento a freddo dell’indifferenziata per recupero materia).

 

L’obiettivo era un confronto con le aziende per verificare la praticabilità delle proposte fatte dal coordinamento GCR al Consiglio Comunale di Genova in merito all’aggregazione AMIU-IREN.

 

Riteniamo infatti che l’aggregazione sia interessante solo per IREN che, aggiudicandosi un altro monopolio nel campo dei servizi pubblici, avrà un’ulteriore possibilità di aumentare i propri utili a spese della tariffa pagata dagli utenti, come già sperimentato nel settore dell’acqua a Genova e negli altri territori conquistati (Piemonte ed Emilia); col vantaggio inoltre di poter rifornire i propri inceneritori di Torino, Parma e Piacenza.

 

AMIU non avrebbe alcun vantaggio ad essere assorbita; neppure lo avrebbe il servizio di raccolta rifiuti per gli abitanti di Genova, che richiede invece per essere efficiente la costruzione di nuovi impianti necessari per una gestione virtuosa e previsti dal Piano rifiuti di Città Metropolitana.  

 

L’incontro con le aziende del settore, molto interessante e utile per l’esame di aspetti tecnici, economici, amministrativi, ha chiarito che sono realizzabili e normalmente usate da amministrazioni pubbliche, modalità diverse per dotarsi degli impianti. Sono possibili finanziamenti della Banca Europea degli Investimenti (BEI), sistemi di tipo ESCO, project financing. Queste procedure prevedono che le aziende progettino, costruiscano, e poi gestiscano gli impianti affiancandosi per un certo periodo ad AMIU, consentendone la formazione del personale e garantendo la qualità degli impianti.

 

Ribadiamo quindi la nostra richiesta al Consiglio comunale di Genova di confermare AMIU come azienda in house, prolungando il contratto di servizio per almeno 12 anni: la gara non è obbligatoria, come afferma la sentenza di marzo 2016 del Consiglio di Stato (la legislazione europea ed italiana non obbligano alle gare, il comune ha il potere di scegliere).

 

Genova, 24 marzo 2017

 

Coordinamento Ligure per la Gestione Corretta dei Rifiuti (GCR)

 

Comitato Genovese Acqua Bene Comune

 

Convegno con aziende e consiglieri 23 marzo

 

INVITO

 

Il coordinamento GCR si è attivato sul territorio genovese e con diverse realtà politiche locali per combattere la scelta della Giunta Comunale di aggregare AMIU con IREN e propone altre vie per permettere ad AMIU di dotarsi degli impianti indispensabili a raggiungere le prestazioni e gli obiettivi previsti dal piano rifiuti di Città Metropolitana.

 

Vie alternative attraverso finanziamenti della Banca Europea Investimenti o sistemi di tipo ESCO o altre forme di finanziamento attivabili per le aziende che di mestiere progettano, finanziano, costruiscono, gestiscono impianti di questo tipo in affiancamento ad aziende comunali. Il percorso porterebbe, attraverso l’affiancamento continuo di personale variamente qualificato di AMIU, un incremento di competenze per rendere in seguito AMIU autonoma.

 

Quindi è stato organizzato un incontro pubblico in cui il Coordinamento ligure GCR metterà a confronto le aziende del settore impiantistico con i dubbi dei Consiglieri Comunali.

 

A PALAZZO DUCALE DI GENOVA,

 

SALA DELL’ASSOCIAZIONE STORIA E PATRIA

 

(entrando da De Ferrari la prima a sinistra)

 

 

 

GIOVEDI’ 23 A PARTIRE DALLE ORE 17

 

Sono invitati tutti i cittadini, i Consiglieri Comunali e gli operatori liguri o comunque vicini a Genova che possiedono know-how specifico nel settore del trattamento e valorizzazione dei rifiuti, in particolare:

– Biotec Sistemi (pretrattamento e digestione anaerobica)

 

– Anaergia (pretrattamento, digestione, selezione meccanica, depurazione reflui)

 

– Entsorga (digestione anaerobica e compostaggio)

 

– P&W (progettazione impiantistica, project financing nel settore)

 

 

 

Coordinamento Ligure per la Gestione Corretta dei Rifiuti (GCR)

 

https://gcrliguria.wordpress.com/

 

Comitato Genovese Acqua Bene Comune

 

Questo matrimonio non s’ha da fare

 

RICHIESTA TAVOLO TECNICO E MORATORIA DELIBERA

 

Il Sindaco Doria afferma nella sua intervista che, senza l’aggregazione con IREN, AMIU non sopravviverà e la TARI aumenterà del 20%. Ci sentiamo in dovere di fare alcune considerazioni:

 

Il Sindaco sembra non aver capito che gli scarti dei genovesi (carta e cartone, plastica, organico, apparecchi elettrici e cellulari, …) hanno un elevato valore commerciale se vengono raccolti separatamente.

 

Inoltre il primo e più urgente interesse dei genovesi è ridurre alla fonte la produzione di scarti con scelte intelligenti del Comune: ma l’interesse di Iren, di continuare ad avere molti rifiuti irrecuperabili per i propri “termovalorizzatori” a Torino e Parma, è in grave contrasto con questo obiettivo di economia circolare indicato dalla Commissione europea.

 

Cittadini e amministratori genovesi potrebbero anche trovarsi a pagare ulteriori multe per aver conferito nell’inceneritore di Torino, che ha ampliato la propria capacità senza le necessarie autorizzazioni. Quindi non sarebbe saggio regalare la nostra ricchezza a chi, come IREN, sa solo fare, come spa multi-utility, facili affari, anche contro i comuni suoi azionisti: recupera energia dai rifiuti con spese a carico di famiglie ed aziende, distribuisce utili elevati, trascura manutenzione reti idriche, accumula debiti. Una azienda si può considerare pubblica quando agisce nell’interesse del territorio e dei cittadini, non quando il suo capitale è posseduto in parte da Comuni che incassano dividendi.

La crisi di AMIU non nasce oggi, ma da mancate scelte del passato. Se oggi Scarpino è chiusa lo si deve a due fattori: la scelta del 1968 di realizzare la discarica in una località inadatta, “i laghetti”, ma soprattutto non aver mai costruito gli impianti obbligatori di separazione secco-umido, con conseguenti emissioni incontrollate di percolato per decenni nei corsi d’acqua e nelle falde. Nel 2008 la Commissione Comunale aveva indicato come prioritaria la realizzazione dell’impianto di separazione. Ma negli anni di gestione del presidente Casale nulla è stato fatto, neppure iniziare le pratiche amministrative.

 

Nessuno ha pagato per questa omissione: forse una crisi AMIU avrebbe facilitato la fusione con IREN?

 

Non è vero che oggi non vi siano alternative; nello stesso piano industriale AMIU 2014 si indicavano altre strade: reperimento per la messa in sicurezza di Scarpino di altre fonti di finanziamento quali i fondi europei, FSC in particolare, come scritto nell’accordo sindacale del 29-7-16, o fondi ministeriali o ancora la Cassa Depositi e Prestiti.

 

Questa strada non è stata poi seguita, neppure in seguito a ripetute richieste in consiglio comunale di analisi di alternative finanziarie, come non è mai stata chiesta l’emergenza ambientale e idrogeologica per risanare Scarpino. Forse perché ciò non avrebbe giustificato l’aggregazione con IREN?

 

Ora, se le banche non concedono ulteriori crediti ad AMIU, visti i costi di messa in sicurezza di Scarpino, allora perchè escludere un’altra strada: fare bandi riservati a società di impiantistica industriale per la realizzazione degli impianti di: 1) selezione e recupero materia seconda 2) digestione con recupero metano e successivo compostaggio? Si chiede di costruire gli impianti con recupero dell’investimento in 15 anni, con eventuale condizione di assumere manodopera e tecnici AMIU. Gli impianti producono utili, non sono solo un costo! Abbiamo difficoltà a capire per quale motivo un finanziamento su progetto possa essere usato per continuare a danneggiare la città cementificandola, ma non in questo caso.

 

Per tutti questi motivi siamo a fianco dei lavoratori AMIU, dei gruppi di difesa ambientale e di tutti i cittadini e i consiglieri che si dichiarano contrari all’ipotesi di privatizzazione.

 

Per questo proponiamo al Consiglio Comunale la sospensione della delibera e l’istituzione di un tavolo tecnico per elaborare un progetto condiviso.

 

 6 febbraio 2017 Coordinamento ligure Gestione Corretta Rifiuti

 

 

 

Convegno GCR a Palazzo Tursi Genova

tursi_2_5

ATTENZIONE A GENOVA ALLA MELA AVVELENATA!

L’aggregazione di IREN e AMIU, proposta a dicembre dalla giunta comunale di Genova, pone un problema di democrazia. Infatti il peso di una multiservizi finanziaria come IREN è tale per cui potrà decidere in base ai propri interessi, anche in contrasto, non solo con le scelte dei cittadini, ma anche del sindaco di una grande città: si genera un monopolio di fatto che condizionerà tutte le scelte per almeno 20 anni.

Per un servizio pubblico è sempre meglio una gestione pubblica rispetto a quella privata, che per sua natura intende produrre profitti.

Nel bando del Comune di Genova di agosto 2016

  • la ricerca di un partner da affiancare ad AMIU era per realizzare il piano industriale AMIU 2014- 2020, approvato dal Consiglio Comunale. La proposta di “piano industriale ottimizzato” stravolge tale piano, quindi non è congruente col bando.
  • i costi di messa in sicurezza di Scarpino 1 e 2 dovevano essere ammortizzati in 30 anni per non incidere eccessivamente sulla TARI. IREN ha proposto invece 10 anni in modo da contare su un significativo aumento della tariffa rifiuti, che si somma agli extra-costi per lo smaltimento fuori regione.
  • la conservazione degli attuali occupati a tempo indeterminato era garantita, ma con la proposta le funzioni di staff vengono centralizzate, concentrate a Piacenza: quindi a Genova resteranno soltanto le basse qualifiche.
  • era prevista la costruzione di nuovi impianti, mentre la proposta si limita all’impianto di selezione della raccolta congiunta; riteniamo che questa scelta ostacoli il cammino verso l’autosufficienza nella gestione integrata dei rifiuti; non avremo neppure un recupero occupazionale di personale specializzato, certo modesto, ma comunque utile in una città con gravi problemi (ad es. i lavoratori ex Ilva potevano essere reimpiegati negli impianti di trattamento dell’organico).
  • la governance della nuova società proposta sottrae poteri del Presidente di nomina Comunale, concentrandoli in capo all’amministratore delegato di nomina IREN.

Il nuovo piano industriale “ottimizzato” (per Iren) prevede una Raccolta Differenziata al 45% da attuarsi con tre “bidoni”: organico, vetro, tutto il resto (raccolta congiunta). E’ solo nell’interesse di IREN, che ha bisogno di alimentare i suoi inceneritori a Torino e a Parma semivuoti a causa dei locali progressi della RD, ma totalmente indifferente alle scelte nazionali e a quelle operate dal territorio: si scontra con la legge che impone il raggiungimento del 65%, col Piano Regionale del 2015, col Piano della Città Metropolitana adottato. Non è razionale quindi da parte del comune accettare tale proposta “indecente”, che ci riporterebbe al medioevo. Non si capisce quale vantaggio abbia convinto la Giunta ad accettare la proposta di Iren e perché il Consiglio Comunale debba ratificare una proposta che danneggia lavoratori di Amiu e cittadini.

Se dobbiamo giudicare IREN dai fatti, i genovesi sanno che negli anni in cui ha gestito il sistema idrico integrato le tariffe dell’acqua sono aumentate del 5% ogni anno oltre all’inflazione, il servizio non è migliorato, le condutture dell’acqua scoppiano allagando la città per la mancanza di manutenzione, gli utili di IREN crescono fino al 23% del fatturato.

Tutte queste motivazioni sono state esposte dai portavoce del Coordinamento ligure gestione corretta rifiuti (che comprende anche appartenenti a WWF, Legambiente, Italia Nostra, Zero Waste Italy, …) nell’audizione di venerdì mattina 13 gennaio alle commissioni consigliari Territorio e Sviluppo.

Insieme ad altre argomentazioni sono poi state esposte venerdì pomeriggio nel convegno organizzato a Palazzo Tursi. Insieme ad altri gruppi e movimenti è stato deciso di mobilitarsi nei prossimi giorni per far conoscere a molte persone i rischi dell’ingresso di Iren anche nella gestione rifiuti oltre che dell’acqua e in prospettiva non solo a Genova ma in tutta la Liguria. Ci saranno banchetti e distribuzione di volantini da mercoledì mattina a Piazza De Ferrari e una manifestazione a palazzo Tursi il 24 gennaio, in occasione del Consiglio Comunale che dovrà deliberare l’aggregazione.

Procurata emergenza: il collasso di Scarpino smaschera decenni di bugie.

Sversamento percolatoIn merito alla situazione di collasso del sito di Scarpino il Comitato genovese Gestione Corretta Rifiuti e il Comitato genovese Acqua Bene Comune osservano quanto segue:

1) Riteniamo quantomeno inaccettabile il basso profilo tenuto dalla Giunta, da Amiu, da Arpal e da ASL sulla pericolosità per i cittadini e per l’ambiente dei continui sversamenti di percolato nel Rio Cassinelle e quindi in mare.

La Giunta non può pensare di “cavarsela” lamentando che le condizioni meteorologiche attuali non prevedibili sono la causa principale della situazione.

Riteniamo urgentissimo che Amiu dia ufficialmente risposte responsabili e non “propagandistiche” ai cittadini sulla reale situazione ambientale del sito di Scarpino e sugli interventi (modalità e tempistica) che intende effettuare per evitare che gli sversamenti di percolato nei rii genovesi e quindi in mare continuino per tutta la stagione invernale.

Arpal e ASL, ciascuna secondo le proprie responsabilità, devono uscire dall’inerzia verso un fenomeno che hanno tollerato per anni, informando sui rischi che cittadini e ambiente stanno correndo ed esigendo provvedimenti concreti.

2) C’è un legame molto stretto tra i miseri risultati della raccolta differenziata (circa 30%, contro il 65% fissato dalla legge per il 2012) e il collasso di Scarpino.

Oggi due terzi dei rifiuti raccolti da AMIU vanno ancora in discarica, mentre dovrebbero essere appena un terzo (il 35%). Il rifiuto da parte di AMIU e delle amministrazioni comunali negli ultimi 20 anni di puntare sulla raccolta differenziata porta a porta, necessaria premessa del riciclo dei materiali, e sulla realizzazione di adeguati impianti di compostaggio, ha saturato Scarpino e ha creato una bomba ecologica che ora sta collassando, riversando sulla città migliaia di tonnellate di liquami tossici che in parte si depositano dove capita, in parte finiscono in mare.

I costi umani ed economici di quel misto di arretratezza culturale, incompetenza e meschini  interessi di bottega che hanno guidato il Comune e Amiu sono e saranno ingenti. Già ora la tassa che paghiamo per il servizio è salatissima, dentro ci sono anche le multe che dobbiamo  pagare per il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata. Le inchieste della magistratura stanno portando alla luce i soliti maneggi, quelli che tutti conoscevano e qualcuno denunciava, ma la politica o era complice, o pensava ad altro.

La responsabilità degli sversamenti di percolato tossico nel Cassinelle non è tanto di chi l’ha deciso come misura estrema per evitare guai peggiori (così affermano gli interessati), quanto di chi in tutti questi anni ha guidato il Comune di Genova e AMIU. I quali a fronte di ripetute denunce hanno mentito asserendo che a Scarpino tutto era sotto controllo.

Ci sono anche responsabilità di chi ha guidato e guida il servizio idrico. Il depuratore di Cornigliano non ha mai funzionato bene, gli abitanti sono esasperati per i miasmi che emana tutto l’anno, 24 ore al giorno. Lì va a finire il percolato che arriva da Scarpino. Il depuratore è da rifare, ma Mediterranea delle Acque non ha soldi da investire, e negli ultimi 3 anni ha dovuto dare tutti i suoi guadagni agli azionisti, come dividendi (65 milioni, addirittura 17 milioni in più degli utili realizzati). Ecco i vantaggi della privatizzazione! Continuano a dirci che i privati portano soldi per fare gli investimenti…. Invece vengono per  prenderseli, e c’è ancora chi si stupisce…

Questa amministrazione, guidata dal sindaco Doria, è in carica da poco più di un anno e mezzo.  Ma ha deciso di privatizzare AMIU, forse perché fa gola a Iren, che gestisce già il servizio idrico genovese attraverso la controllata Mediterranea delle Acque. E Iren SpA è un gioiello di famiglia del PD. Il Comune rinuncia a essere potere pubblico, diventa un proprietario-azionista come gli altri, alla ricerca di profitti.

Sembra che ora il Comune e AMIU intendano seguire due vie apparentemente convergenti: potenziare la raccolta differenziata da un lato, dall’altro attuare una separazione successiva alla raccolta con un impianto per il trattamento meccanico-biologico (TMB), per produrre CSS, ossia un combustibile solido secondario che può essere bruciato negli inceneritori classici, per rifiuti, oppure in cementifici e centrali elettriche.

C’è il pericolo che questa scelta, che può avere una sua convenienza dal punto di vista di un investitore privato, grazie anche agli incentivi statali, nuovamente porti a frenare la raccolta differenziata porta a porta, in quanto per avere un adeguato potere calorifico il CSS ha bisogno di contenere materiali quali carta e plastica che non verrebbero quindi riciclati, ma bruciati. I danni li pagherebbe la collettività, sotto forma di danni alla salute, di danni ambientali e infine di danni economici.

Il collasso di Scarpino dovrebbe essere di ammonimento per tutti. Siamo all’emergenza, un’emergenza costruita dal misto di stupidità e di avidità che guida ormai la sfera pubblica in Italia, e non solo.

Gli amministratori pubblici facciano la loro parte, non imbocchino la via della cessione ai privati di funzioni che sono fondamentali per le comunità e per i territori che dovrebbero rappresentare.

Sono stati eletti per gestire i beni e le funzioni pubbliche in nome dell’interesse collettivo, non  per dismetterli. Se ritengono di non avere alternative a fare i curatori fallimentari, se non sono capaci di gestire decentemente i beni e le funzioni che la comunità gli ha affidato, ebbene, se ne vadano, la smettano di fare danni.

Genova, 16 gennaio 2014

Comitato genovese Gestione Corretta Rifiuti

Comitato genovese Acqua Bene Comune