Osservazioni al Piano Regionale dei Rifiuti della Liguria.

Il Coordinamento ligure Gestione Corretta dei Rifiuti (GCR), nato 2 anni fa dall’idea di alcuni  comitati e associazioni, si è allargato durante la campagna raccolta firme sulla LIP Rifiuti Zero a moltissimi gruppi del territorio. Da pochi giorni ha portato a termine un compito difficile e complesso: scrivere osservazioni alle 800 pagine della proposta di “Piano regionale di gestione dei rifiuti e delle bonifiche (PRR) elaborata dalla Giunta Regione Liguria ai sensi della l.r. 32/2012. Ne riportiamo una sintesi, chi fosse interessato a consultare la versione integrale la trova qui.

La proposta di Piano risulta poco convincente rispetto alla possibilità di tradurre in obiettivi la direttiva europea 2008/98/CE (gerarchia nella gestione dei rifiuti: recupero di materia deve prevalere su recupero energia). La mancanza in molte parti di indicatori misurabili non ne garantisce la realizzazione in tempi e modalità certe. Un piano poco incisivo e poco coraggioso, che non avvia alcuna strategia di prevenzione; poco attento all’ambiente e alla salute (se non a livello di enunciati di principio) e basato in misura preponderante sul recupero energetico; poco innovativo, per nulla attento alle potenzialità di sviluppo economico e di creazione di nuovi posti di lavoro ottenibili dal comparto del riciclo dei materiali.
Le Osservazioni sono dettagliate rispetto ai singoli obiettivi del Piano.

OB.1 – Favorire prevenzione rifiuti.
La Direttiva UE auspica il superamento della dipendenza dei rifiuti dal PIL  e l’ISPRA (Rapporto rifiuti 2013) ha confermato il disaccoppiamento tra i due valori; ma il PRR ipotizza una crescita del PIL del 1,7% per il 2016 e nessuna riduzione dei rifiuti. GCR invita la Regione a confrontarsi con altri Piani regionali per non aggravare ulteriormente la forbice tra la Liguria e le altre regioni del Nord Italia. La sola estensione della pratica dell’auto-compostaggio tramite incentivi porterebbe ad una riduzione dei rifiuti del 4% nel biennio 2014-2015 e del 6% nel periodo 2016-2020.
Suggerisce che la Linea di azione ‘Incentivo alla diffusione del GPP’ preveda l’adozione obbligatoria del Piano di Acquisti Verdientro tre anni da parte di tutti gli enti locali; e che la Linea di azione ‘Sostegno al compostaggio domestico e di prossimità’ preveda  l’obbligatorietà  nei comuni di classe 1 (entroterra) a bassa densità produttiva di rifiuti e la distribuzione di compostiere nelle frazioni collinari dei comuni di classe 2 (costa).

OB.2 – Aumentare Raccolta Differenziata.
Le soglie 50% di RD al 2016 e  65% al 2020 sono insufficienti. Una regione seriamente intenzionata a migliorare la situazione può fare molto di più: una massiccia azione diretta a favorire la diffusione di una seria raccolta porta a porta dell’organico e delle altre frazioni in tutti i comuni liguri. Solo la responsabilizzazione del cittadino, riesce a garantire buoni risultati quantitativi e soprattutto qualitativi, frazioni pulite per aumentare la possibilità di effettivo successivo riciclo. Sono citate buone pratiche liguri (Bogliasco, Chiavari, Levanto, l’esperienza pilota di Genova) dove la RD ha raggiunto e superato il 65% in brevissimo tempo (mesi). Scegliere obiettivi troppo dilazionati significa non volere intervenire sulle cause dell’attuale situazione non sostenibile per l’ambiente, le tariffe, la salute, i posti di lavoro. Lasciare che il 50% dei rifiuti continui a rimanere indifferenziato, vuol dire continuare una gestione che privilegia grossi impianti di discarica o di TMB (Trattamento Meccanico Biologico) per la produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario) che possono dar luogo a buoni profitti per chi li gestisce, ma con costi esterni per la salute, l’ambiente e conseguenti problemi sociali che la regione Liguria dovrebbe considerare attentamente prima di diventarne corresponsabile. I grossi impianti sono funzionali a un processo di concentrazione monopolistica da parte di grandi gruppi semi-privati (es. IREN) con espropriazione del ruolo delle aziende pubbliche locali in contrasto con l’esito del referendum 2011 sull’acqua, relativo a tutti i servizi pubblici. Per quanto riguarda le discariche, infine, non conforta che la Regione ritenga di “non incorrere nel breve termine in situazioni di emergenza” perché i recenti problemi indotti dallo sversamento di percolato in alcune discariche dimostrano che la capacità quantitativa di accogliere rifiuti in discarica non garantisce da problemi ambientali e di salute pubblica e solo la diminuzione dello smaltimento è garanzia di sostenibilità del sistema.

OB.3 – Favorire le attività di recupero.
La normativa europea segna “una inversione di tendenza che, modificando la gerarchia di gestione, pone al centro riciclaggio, recupero di materia, e riuso come contrasto alla filosofia dell’ ‘usa e getta’, una causa di crescita incontrollata della produzione di rifiuti”. Nulla dice il Piano a proposito del riuso, glissando anche sulle misere percentuali di popolazione convenzionata con i consorzi del riciclo. GCR propone la “costituzione di piattaforme di raccolta che agiscano da intermediari per lo stoccaggio” e “la gestione diretta della vendita delle frazioni differenziate a cura di Aziende Speciali Pubbliche o Consorzi che possano riappropriarsi dei ricavi della vendita dei materiali”. L’analisi dei rifiuti conferiti nelle isole ecologiche e l’attivazione di centri per il riuso e la riparazione  possono prolungare il ciclo di vita di un bene oltre la necessità del primo utilizzatore (in particolare per i RAEE – Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).
Dal punto di vista della innovazione possibile, GCR propone la costituzione di un Centro di ricerca e  ri-progettazione come luogo di analisi, sperimentazione e monitoraggio, che coinvolga università, scuole primarie e secondarie, enti di ricerca, privati. Il modello da seguire  è quello del comune di Capannori, primo esempio di CENTRO DI RICERCA E RIPROGETTAZIONE RIFIUTI ZERO in Europa; si potrebbe caratterizzare sul rapporto mare-rifiuti, viste le specificità di una regione affacciata sul mare, che vive di una economia legata ad esso, in ambito produttivo (porti, cantieristica) e turistico, e diventare punto di riferimento per le aree costiere italiane.

OB.4 – Autonomia di gestione del rifiuto: scenari degli impianti.
Contrariamente alle premesse normative, “nelle proposte operative relative ai TMB il recupero di materia scompare, mentre viene considerato esclusivamente il recupero energetico tramite preparazione di CSS.  CSS destinato a co-combustione nei cementifici – con  conseguenti emissioni e ceneri tossiche inglobate nei manufatti; o nelle Centrali Termo Elettriche – aggravando la situazione sanitaria delle popolazioni attigue; e non si esclude neppure la possibilità di un inceneritore funzionante a CSS. Tutte soluzioni inquinanti e in contraddizione con la necessità di recuperare materia, stante la finitezza delle risorse che impone il recupero come priorità assoluta”. La proposta GCR va nella direzione di impianti di TMB modulari, per accompagnare lo sviluppo della RD e per massimizzare il recupero di materia. Con separazione secco-umido dell’indifferenziato, invio dell’umido a digestione anaerobica per la produzione di biogas, che non dovrà essere bruciato per produrre energia elettrica già sovrabbondante, ma trasformato in biometano, per il trasporto pubblico o l’immissione in rete. Gli impianti di TMB, infine, non dovranno essere collocati sulla costa e nelle valli per non incorrere nei problemi di ristagno degli inquinanti già sperimentati con le centrali a carbone.

CSS

CSS

OB.5 – Autonomia tramite Arre omogenee di trattamento e Bacini omogenei di raccolta.
La Costituzione di Aree omogenee coincidenti con il territorio dei Comuni dove è previsto un impianto di trattamento del rifiuto organico da RD o di un impianto di TMB appare  contraddittorio rispetto alla normativa vigente su ATO rifiuti (Legge Regionale 24 Febbraio 2014 n. 1, Art. 14 comma 2: “La Regione approva …i criteri per la organizzazione territoriale del servizio di gestione integrata dei rifiuti,… individuando, su proposta dei comuni, le aree territoriali omogenee.”). Non sono note le modalità con cui i Consigli Comunali abbiano o meno definito le aree territoriali omogenee.
Tra le azioni previste per la gestione del periodo transitorio vi è la realizzazione di un nuovo lotto pubblico nella discarica Collette Ozotto per il periodo 2014-2016 necessario per realizzare impianto digestione anaerobica a Colli (Taggia). Esiste attualmente un esposto in proposito, che evidenzia: localizzazione inaccettabile, per eventuali smottamenti del terreno, e movimenti franosi della discarica, peraltro già avvenuti, rischi idrogeologici, vulnerabilità alle trasformazioni territoriali o di paesaggio, obbligo di valutare la possibilità di adottare una soluzione alternativa, già prevista dal Piano Provinciale di Imperia. Collette Ozotto è infatti l’unica area interessata dalla presenza di un vincolo di tutela paesistica ex L 29 giugno 1939, n. 1497, da un vincolo di tutela specifico ex D.M. 24 marzo 1985, e da un vincolo di tutela idrogeologico. In nessuno degli altri siti concorrenti insistono vincoli di tutela, e dunque Collette Ozotto avrebbe dovuto essere o esclusa dalla comparazione, o comunque posposta al sito di Colli e di Rio Sgorreto.

Sezione Rifiuti Speciali.
Nel Piano sono elencati solo intendimenti lasciati anche alla volontà dei soggetti (privati e pubblici) coinvolti nel recupero e nella re-immissione del recuperato nel ciclo economico. Non vengono introdotti, nemmeno in maniera graduata, adempimenti che obblighino con azioni specifiche e tempi prestabiliti i soggetti coinvolti. Sostanzialmente non vi è alcun programma puntuale suddiviso per azioni e tempi di realizzazione. Per i rifiuti speciali pericolosi GCR considera che in Liguria sono presenti in notevole quantità manufatti in cemento/amianto, tenuti sotto monitoraggio solo se dichiarati e che i non dichiarati generalmente si avviano verso uno smaltimento illecito (spesso abbandoni);  ritiene quindi che il piano non affronti la problematica del deterioramento e del rischio di dispersione delle fibre di amianto (con danni gravi alla salute). Non sono previste né forme di incentivazione economica alla dismissione dei manufatti privati e pubblici  contenenti amianto, né azioni per un controllo della reale situazione in essere tramite USL.

Altre osservazioni sono state elaborate per Ambiente e Salute (segue).

 

Il gruppo di lavoro di GCR.

4 pensieri su “Osservazioni al Piano Regionale dei Rifiuti della Liguria.

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