Procurata emergenza: il collasso di Scarpino smaschera decenni di bugie.

Sversamento percolatoIn merito alla situazione di collasso del sito di Scarpino il Comitato genovese Gestione Corretta Rifiuti e il Comitato genovese Acqua Bene Comune osservano quanto segue:

1) Riteniamo quantomeno inaccettabile il basso profilo tenuto dalla Giunta, da Amiu, da Arpal e da ASL sulla pericolosità per i cittadini e per l’ambiente dei continui sversamenti di percolato nel Rio Cassinelle e quindi in mare.

La Giunta non può pensare di “cavarsela” lamentando che le condizioni meteorologiche attuali non prevedibili sono la causa principale della situazione.

Riteniamo urgentissimo che Amiu dia ufficialmente risposte responsabili e non “propagandistiche” ai cittadini sulla reale situazione ambientale del sito di Scarpino e sugli interventi (modalità e tempistica) che intende effettuare per evitare che gli sversamenti di percolato nei rii genovesi e quindi in mare continuino per tutta la stagione invernale.

Arpal e ASL, ciascuna secondo le proprie responsabilità, devono uscire dall’inerzia verso un fenomeno che hanno tollerato per anni, informando sui rischi che cittadini e ambiente stanno correndo ed esigendo provvedimenti concreti.

2) C’è un legame molto stretto tra i miseri risultati della raccolta differenziata (circa 30%, contro il 65% fissato dalla legge per il 2012) e il collasso di Scarpino.

Oggi due terzi dei rifiuti raccolti da AMIU vanno ancora in discarica, mentre dovrebbero essere appena un terzo (il 35%). Il rifiuto da parte di AMIU e delle amministrazioni comunali negli ultimi 20 anni di puntare sulla raccolta differenziata porta a porta, necessaria premessa del riciclo dei materiali, e sulla realizzazione di adeguati impianti di compostaggio, ha saturato Scarpino e ha creato una bomba ecologica che ora sta collassando, riversando sulla città migliaia di tonnellate di liquami tossici che in parte si depositano dove capita, in parte finiscono in mare.

I costi umani ed economici di quel misto di arretratezza culturale, incompetenza e meschini  interessi di bottega che hanno guidato il Comune e Amiu sono e saranno ingenti. Già ora la tassa che paghiamo per il servizio è salatissima, dentro ci sono anche le multe che dobbiamo  pagare per il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata. Le inchieste della magistratura stanno portando alla luce i soliti maneggi, quelli che tutti conoscevano e qualcuno denunciava, ma la politica o era complice, o pensava ad altro.

La responsabilità degli sversamenti di percolato tossico nel Cassinelle non è tanto di chi l’ha deciso come misura estrema per evitare guai peggiori (così affermano gli interessati), quanto di chi in tutti questi anni ha guidato il Comune di Genova e AMIU. I quali a fronte di ripetute denunce hanno mentito asserendo che a Scarpino tutto era sotto controllo.

Ci sono anche responsabilità di chi ha guidato e guida il servizio idrico. Il depuratore di Cornigliano non ha mai funzionato bene, gli abitanti sono esasperati per i miasmi che emana tutto l’anno, 24 ore al giorno. Lì va a finire il percolato che arriva da Scarpino. Il depuratore è da rifare, ma Mediterranea delle Acque non ha soldi da investire, e negli ultimi 3 anni ha dovuto dare tutti i suoi guadagni agli azionisti, come dividendi (65 milioni, addirittura 17 milioni in più degli utili realizzati). Ecco i vantaggi della privatizzazione! Continuano a dirci che i privati portano soldi per fare gli investimenti…. Invece vengono per  prenderseli, e c’è ancora chi si stupisce…

Questa amministrazione, guidata dal sindaco Doria, è in carica da poco più di un anno e mezzo.  Ma ha deciso di privatizzare AMIU, forse perché fa gola a Iren, che gestisce già il servizio idrico genovese attraverso la controllata Mediterranea delle Acque. E Iren SpA è un gioiello di famiglia del PD. Il Comune rinuncia a essere potere pubblico, diventa un proprietario-azionista come gli altri, alla ricerca di profitti.

Sembra che ora il Comune e AMIU intendano seguire due vie apparentemente convergenti: potenziare la raccolta differenziata da un lato, dall’altro attuare una separazione successiva alla raccolta con un impianto per il trattamento meccanico-biologico (TMB), per produrre CSS, ossia un combustibile solido secondario che può essere bruciato negli inceneritori classici, per rifiuti, oppure in cementifici e centrali elettriche.

C’è il pericolo che questa scelta, che può avere una sua convenienza dal punto di vista di un investitore privato, grazie anche agli incentivi statali, nuovamente porti a frenare la raccolta differenziata porta a porta, in quanto per avere un adeguato potere calorifico il CSS ha bisogno di contenere materiali quali carta e plastica che non verrebbero quindi riciclati, ma bruciati. I danni li pagherebbe la collettività, sotto forma di danni alla salute, di danni ambientali e infine di danni economici.

Il collasso di Scarpino dovrebbe essere di ammonimento per tutti. Siamo all’emergenza, un’emergenza costruita dal misto di stupidità e di avidità che guida ormai la sfera pubblica in Italia, e non solo.

Gli amministratori pubblici facciano la loro parte, non imbocchino la via della cessione ai privati di funzioni che sono fondamentali per le comunità e per i territori che dovrebbero rappresentare.

Sono stati eletti per gestire i beni e le funzioni pubbliche in nome dell’interesse collettivo, non  per dismetterli. Se ritengono di non avere alternative a fare i curatori fallimentari, se non sono capaci di gestire decentemente i beni e le funzioni che la comunità gli ha affidato, ebbene, se ne vadano, la smettano di fare danni.

Genova, 16 gennaio 2014

Comitato genovese Gestione Corretta Rifiuti

Comitato genovese Acqua Bene Comune